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Toni e argomenti sgangherati Giustizia, la riforma è prerogativa esclusiva del Parlamento
Prima ancora di conoscere un testo definito, l’Associazione nazionale magistrati ha fatto sapere, con argomenti e toni in verità sorprendenti per l’esposizione sgangherata, di essere contraria alla riforma della Giustizia così come essa è stata presentata e ci si riferisce principalmente a conferenze stampa. Sapendo che al Ministro Orlando spetta l’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia, il ministro nella sua preparazione del testo ha incontrato scrupolosamente le parti interessate. L’Anm avrebbe avuto modo di esprimere direttamente al Ministro le proprie riserve nello specifico.
E’ ancora vigente un articolo della Costituzione, il 101, per il quale i magistrati sono soggetti alla legge, non sono invece tenuti a commentarla. In particolare l’idea di influire su un processo legislativo in corso da parte dei giudici attraverso una loro associazione non è previsto per nessuna ragione. L’Anm ha scelto di esercitare una pressione indebita sul Parlamento, unico sovrano nel processo legislativo, quando i magistrati hanno solo il dovere di servirlo. Evidentemente l’Anm non si rende conto che criticare la proposta di una riforma, oltre a rappresentare un abuso insopportabile di funzione e di ruolo, rischia di compromettere la credibilità stessa delle leggi. Se la proposta del Ministro Orlando, che ancora non conosciamo nella sua interezza, intende riconsegnare la magistratura al suo ruolo costituzionale, un ruolo che da diversi anni è stato sovente disatteso, come la Anm continua a dimostrare di voler disattendere, la riforma merita il più ampio sostegno. Non c’è alcuna ragione di scontro fra poteri della Repubblica, governo - magistratura, per la semplice ragione, che la magistratura non è un potere, è semplicemente un ordinamento e come tale dovrebbe ricordare di comportarsi. Le funzioni di autonomia di un corpo dello Stato, sono sempre stato oggetto di contenzioso nella vita democratica e non potrebbe essere altrimenti. Senza volere arrivare alla loro soppressione - Mussolini lo fece nel 1925, Le Chapelier introdusse persino un delitto di coalizione quasi due secoli prima - l’indipendenza non può diventare un ostacolo e tantomeno soverchiare gli equilibri prefissati dalla democrazia repubblicana. Da quando è stato modificato l’articolo 68 della Costituzione siamo precipitati in una condizione per la quale la magistratura si ritiene in dovere di intervenire nel processo legislativo ed in passato ha usato metodi impropri, se non lesivi, dell’ordinamento repubblicano. Il nostro più sincero auspicio nei confronti della Riforma del ministro Orlando è che essa riporti la magistratura nei ranghi che le spettano costituzionalmente e ne tuteli le prerogative, a perché così come i magistrati non devono pretendere di svolgere un ruolo legislativo, e nemmeno uno sindacale, non possono essere oggetto di contumelia e vilipendio, da parte di terzi. Offendono ed addolorano le insolenze gratuite rivolte al giudice Caselli impegnato in delicate inchieste. Qualunque magistrato intento nel suo dovere merita rispetto, e se mai sbagliasse, è ancora prevista la possibilità di ricorso in appello.
Roma, 10 settembre 2014 |
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